E invece Thomas Young, che lavoro faceva?

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di Riccardo Adami


E invece Thomas Young, che lavoro faceva?

In soli 56 anni (1773-1829), Young:

  • Fondò l’ottica fisiologica, correlando la miopia con la curvatura del cristallino e individuando l’astigmatismo, oltre a ipotizzare che la percezione dei colori fosse dovuta alla presenza nell’occhio umano di tre differenti ricettori, uno per ogni colore fondamentale.
  • Decifrò la parte della stele di Rosetta scritta in demotico, individuando anche il significato di alcuni geroglifici. La decifrazione definitiva di Champollion fu facilitata dal lavoro di Young e da una iniziale collaborazione con lui; in seguito tra i due si accese una forte rivalità, che non impedì però a Young di riconoscere i meriti del collega.
  • Inventò una parola che tutti usiamo: “indoeuropeo”. Sì, perché Young fu anche uno dei primi linguisti. Propose un alfabeto fonetico universale, confrontando circa 400 lingue;

E poi fece il fisico, diede contributi alla teoria della capillarità con l’equazione di Young-Laplace, alla teoria dell’elasticità con il modulo di Young, alla teoria della luce e anche… alla meccanica quantistica, anche se, ovviamente, “a sua insaputa” (cit.).

Infatti, Young fu il primo a concepire l’esperimento delle due fenditure: lanciare qualcosa contro una parete con due buchi e raccogliere su uno schermo quello che passa dai buchi.

Ma lanciare cosa? Lui lanciò un raggio di luce e vide, cosa sbalorditiva, che in alcuni punti la luce filtrata dalle due fenditure, incontrandosi, si cancellava:

Luce + Luce = Buio.

Un’identità preclusa alle particelle ma ben nota per le onde: la luce, dunque, era un’onda. Che botta per Newton, e proprio nella sua Inghilterra:

“Gli sono devoto”, disse Young, “ma questo non significa che avesse sempre ragione”.

E invece nel 1900 Planck e nel 1905 Einstein tornarono in qualche modo a Newton: la luce è fatta di particelle, i fotoni! E allora com’è che a volte si cancellano?

L’interpretazione standard, ma non l’unica, della meccanica quantistica “risolverà” la questione stabilendo che i fotoni “non guardati” sono onde, ma quelli “guardati” sono particelle. Sarà, tuttavia né Planck né Einstein, e nemmeno Schrödinger, trovavano questa interpretazione convincente.

Sia come sia, l’esperimento delle due fenditure è stato ripetuto con oggetti diversi dai fotoni: elettroni, neutroni, molecole di fullerene… e l’uguaglianza “Qualcosa + Qualcosa = Nulla” si trova sempre.

(Per la cronaca, nella vita Young faceva il medico, e nei ritagli di tempo scrisse un trattato di dinamica del sangue).