Shut up and calculate: un precetto esiziale

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di Riccardo Adami


Ma chi lo ha coniato? No, non è stato Richard Feynman, a cui sovente viene attribuito. È stato David Mermin, fisico dello stato solido. Ma il suo intento era critico:

If I were forced to sum up in one sentence what the Copenhagen interpretation says to me, it would be “Shut up and calculate!”.

scrive nel 1989.

Ma, come nella scena di Sogni d’oro in cui il pubblico ripete orgoglioso l’insulto che Nanni Moretti gli ha appena tributato, la comunità scientifica fece suo il precetto, tanto da attribuirlo a un mito come Feynman, fatto salvo un filo di ironia.

Ho studiato negli anni 90, quando “zitto e calcola” era un comandamento religioso: non farti domande, e soprattutto non farle ai docenti, e soprattutto se c’è di mezzo la meccanica quantistica. Anche se qualcosa, o anche molto, non torna.

I tempi sono cambiati, ma è interessante scoprire come si arrivò a questa chiusura. Come anche Mermin ammette, non è colpa di Bohr.

C’entra invece, e tanto, la Big Science: grandi progetti, immensi gruppi interdisciplinari, direzione politica. Il mezzo di persuasione è un libro di testo fatto di esercizi difficilissimi e nessuna discussione concettuale: quello di Leonard Schiff, che monopolizzò l’insegnamento della meccanica quantistica negli Stati Uniti. E, prima di Schiff, l’influenza di Oppenheimer, di cui prima o poi scriverò.

La storia è riassunta nell’articolo di Jim Baggott, che allego, con la postilla che certe sue affermazioni andrebbero discusse. Allego anche un articolo di David Kaiser sullo stesso tema.